Le responsabilità della flora intestinale
Un italiano su 4 ha il 'fegato grasso', ovvero soffre di 'steatosi epatica non alcolica', una patologia che predispone alle malattie croniche di fegato (fino alla cirrosi) e alle malattie cardiovascolari. Colpa di diete sbagliate (troppo grasse e piene di zuccheri) e anche degli effetti che questi squilibri alimentari hanno sulla flora intestinale (microbiota). Si tratta, spiegano in una nota gli esperti della Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia digestiva (Sige), di una vera e propria epidemia di 'fegato grasso' (al momento è la più comune malattia di fegato nel mondo, presente nell'80-90 per cento degli obesi e nel 30-50 per cento dei diabetici).
Il fegato grasso (cioè le cellule epatiche piene di trigliceridi), spiega Antonio Craxì, presidente SIGE, è figlio di dieta esagerata in grassi e calorie, tipica dei regimi dietetici di tipo 'occidentale', che si sono troppo discostati dalle nostre radici alimentari, dal regime dietetico amico della salute per eccellenza, la dieta mediterranea. Secondo stime americane, entro il 2030 il fegato grasso sarà la principale causa di cirrosi e la prima causa di ricorso al trapianto di fegato, superando le epatopatie croniche da virus dell'epatite B e C (che grazie alle nuove terapie e al vaccino sono destinate a ridursi nel tempo) e la cirrosi alcolica.
Importante anche il ruolo del microbiota, spiega Ludovico Abenavoli dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, che viene totalmente squilibrato da diete scorrette e che, di rimando, altera il metabolismo degli zuccheri e dei grassi e quindi predispone a sovrappeso-obesità, in particolare a livello viscerale, all'insulino-resistenza al diabete, alle patologie cardiovascolari, ai tumori e, come scoperto più di recente, anche alla steatosi epatica non alcolica. Il rimedio è a portata di mano, concludono gli esperti: la dieta mediterranea ci aiuta a 'coltivare' una sana flora intestinale e a proteggerci dal fegato grasso.
Fonte: ansa
Pellicelli: “Il numero degli epatocarcinomi in Italia è in aumento. Il 10% dei pazienti con steatoepatite rischia in 10-20 anni di incorrere in tumore del fegato”
Calvaruso: “La nuova denominazione favorisce l’accettazione della patologia nel paziente, eliminando i risvolti psicologici negativi, mentre il clinico dà alla patologia un’identificazione più precisa. Inoltre, permette di dedicare maggiore attenzion
Balsano: “Secondo il dato nazionale dell’ISS del 2021, la prevalenza della steatosi epatica è del 22-27%, ma i dati preliminari dello studio Prevenzione nei Dipartimenti di Emergenza Accettazione- PreDEA rivelano che su un totale di 170 pazienti arr
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